Una mattinata ricca di contenuti quella trascorsa a Rovigo per il convegno “Dire, Fare, Ripensare.. per un agire professionale eticamente orientato”, organizzato dall’Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Veneto.

Pur nella varietà dei temi affrontati, mi pare interessante sottolineare che molti degli interventi sono stati caratterizzati da una riflessione di fondo comune: la necessità per il Servizio Sociale di un “cambio di paradigma”, che sposti l’attenzione dal lavoro sul singolo caso a quello nella comunità.

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I motivi di tale cambiamento non risiedono unicamente nella contrazione delle risorse a disposizione degli Enti – aspetto evidenziato in maniera puntuale dal Prof. Cecchi –, ma anche nell’assoluta necessità di (ri)cominciare a lavorare in un’ottica preventiva e promozionale.

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La riduzione delle risorse ci offre un’opportunità: quella di fermarci e ripensare il nostro agire professionale, sottolineando i limiti di un approccio ormai prevalentemente, se non totalmente, incentrato sul case-work. La quotidianità del lavoro nei servizi ci espone infatti al rischio di trasformarci in “erogatori di prestazioni”, svuotando di senso il nostro agire professionale e lasciandoci sempre più esposti alla frustazione di lavorare – osserva la Prof.ssa Filippini – con strumenti vecchi su problemi totalmente nuovi. 

L’approccio comunitario ci permette invece di “uscire”, e non solo da un luogo fisico, quello dell’ufficio, ma anche da uno spazio della mente nel quale sembriamo sempre più imbrigliati. Lavorare con le persone, prima che per le persone, rimettendoci in gioco come professionisti nel lavoro sul campo, significa – a parere di chi scrive – recuperare il senso profondo del nostro lavoro, che è quello di stare nelle relazioni per costruire e rafforzare relazioni.

Il contributo della Prof.ssa Filippini ci ha ricordato che noi assistenti sociali, in quanto professionisti, abbiamo un potere: quello di scegliere come spendere la nostra professionalità. Questo momento storico ci “aiuta” in questo senso, nella misura in cui ci spinge a fare delle scelte, di metodo ma anche valoriali, che non sembrano più procrastinabili.

Irene Dentini