C’è poca attenzione, comprensione e simpatia verso la condizione dei padri separati. Vuoi perché spesso sono ritenuti responsabili della separazione; vuoi perché sono considerati meno fragili e meno bisognosi di aiuto rispetto alle donne alle quali, fra l’altro, con maggiore frequenza vengono affidati i figli, con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Vuoi perché, in genere, i padri lavorano e, quindi, dispongono di un reddito proprio.
Naturalmente ci sono padri che hanno competenze e risorse e affrontano la situazione senza particolari difficoltà e ce se sono altri che non si comportano come si dovrebbe, pur essendo nella condizione per farlo. Il nostro discorso forse non interessa ai primi, ma in alcun modo può giustificare il comportamento dei secondi.
In ogni caso, quella dei padri separati è spesso una condizione difficile. Ragioni economiche, organizzative, psicologiche, affettive, sociali, giuridiche spesso si sovrappongono e si intrecciano. Gli uomini, il sesso forte, se la possono e se la devono cavare da soli. Poco importa se forti non sono, se si trovano spaesati, persi, specialmente quando la separazione la subiscono. Di loro ci si occupa quando divengono autori di gesti estremi, verso loro stessi, verso le madri dei loro figli e, sempre più spesso, verso gli stessi figli. Forse è il caso di domandarsi cosa possa determinare tanta disperazione, se sia solo “follia” o se non vi sia un disagio poco considerato, poco studiato e per niente preso in carico che quanto meno l’alimenta.
E’ vero, ci sono le associazioni dei padri separati, che per lo più appoggiano i padri nella spesso giusta rivendicazione dei loro diritti, nel conflitto con le madri, spesso ritenute, non sempre a torto, la causa dell’allontanamento dei e dai figli. Ma fra i temi affrontati nella riflessione sulle famiglie che si sfasciano, non c’è quasi mai posto per i drammi paterni. Gli uomini, responsabili o no della separazioni, devono riorganizzare la propria vita dopo la separazione, spesso, a cominciare dal cercarsi una nuova sistemazione abitativa. All’inizio alcuni trovano sistemazioni provvisorie di fortuna, magari attraverso la rete degli amici. Altri sono costretti, loro malgrado, a ritornare dai genitori per un periodo più o meno lungo. Ma per cercare una casa definitiva i problemi economici, a volte la fanno da padrone. I soldi non bastano più. Quello che prima era sufficiente per condurre una vita dignitosa ora permette si e no di sopravvivere. Di colpo le spese sono raddoppiate.
Ma non sono solo questi i problemi. Se vuoi continuare ad essere e a fare il padre ti devi inventare il modo, perché non può essere più come prima. E non è facile. I tuoi desideri conteranno sempre meno, rispetto all’organizzazione dei tempi stabiliti negli accordi o dai provvedimenti del tribunale. Certo che si può avere un ottimo rapporto con i figli anche se non vivono sotto il tuo stesso tetto, ma via via si perde la familiarità e l’intimità che solo la quotidianità permette. Perdendo la “frequentazione” e il contatto quotidiano il rapporto è destinato a rarefarsi e, in alcuni casi, a diventare strumentale. Alcuni padri, ad esempio, lamentano di essere cercati dai figli adolescenti solo quando hanno bisogno di soldi. E si è fortunati se la madre non gioca contro, se capisce l’importanza anche per i figli di avere un rapporto con il padre e lo facilita. Ma questo non sempre avviene. Per far pagare al padre dei propri figli torti reali o presunti, alcune madri non esitano ad avvelenare le relazioni tra padre e figli , per poi continuare a lamentarsi dell’incapacità dell’uomo di fare il padre
Naturalmente ogni situazione è un caso a sé, non tutte sono drammatiche e tutte cambiamo nel tempo, man mano che i figli crescono e che ci si allontana dal momento della separazione. In genere, con il tempo, si trova un equilibrio nella nuova situazione e anche nel rapporto con i figli. Ma c’è anche chi non ce la fa e si perde e con se stesso perde i figli.
Spesso, per fortuna non sempre, c’è una sofferenza nella condizione dei padri separati non riconosciuta socialmente e forse non legittimata dai padri stessi. Una lacerazione che si suppone debba rimarginarsi da sola. Con il tempo. Emozioni contrastanti si rincorrono e creano un vortice che produce confusione, perdita di lucidità. Fragilità non riconosciuta e non ammessa, difficoltà maschile a guardarsi dentro, a riconoscere le ferite e a prendersene cura con competenza; difficoltà a trovare un supporto, concorrono a creare i disastri che finiscono nella pagine della cronaca nera.
Una cosa è certa: non è facile affrontare questa situazione da soli e, quando c’è, neanche con l’aiuto prezioso delle nuove compagne. Ci serve il confronto con chi vive o ha vissuto questa esperienza. Altri padri che si sono trovati nella stessa situazione. È da questo confronto che possono emergere idee e spunti per uscire dal conflitto e ritrovare insieme una strada e un senso per percorrerla.
Elvio Raffaello Martini