La più affascinante scoperta degli ultimi trenta anni nell’ambito delle neuroscienze è quella dei neuroni specchio. Neuroscienziati del calibro di Ramachandran si sono spinti a dire che

“i neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia.”

Ma di che cosa si tratta?

I mirror neurons sono una particolare classe di neuroni motori, scoperti negli anni ’90 dal team del Prof. Giacomo Rizzolatti, che si attivano sia quando il soggetto compie un’azione sia quando il soggetto osserva un altro fare la stessa cosa.

Prof. Giacomo Rizzolatti

Il Prof. Rizzolatti

In sostanza, nel mio cervello, gli stessi neuroni motori si attivano sia quando prendo una tazzina di caffè, sia quando, pur immobile, vedo un’altra persona compiere questo gesto.

Com’è possibile?

Fino agli anni ’80 si credeva che le aree motorie della corteccia cerebrale avessero solo funzioni esecutive. Grazie agli studi condotti da Rizzolatti, oggi sappiamo che i neuroni motori non si attivano solo di fronte a un atto motorio, ma codificano anche gli scopi del movimento. Per questa ragione essi si attivano anche in assenza di qualsiasi movimento del soggetto, alla sola visione dell’azione altrui. “Grazie al sistema motorio capisci l’azione dell’altro come se l’avessi fatta tu” spiega Rizzolatti.

La stessa cosa accade per le emozioni, che sono, come l’etimologia della parola rivela, movimenti del corpo, atti motori. Le emozioni degli altri non sono capite cognitivamente ma sentite direttamente come se fossero le proprie, grazie ai neuroni specchio della corteccia motoria. Detto diversamente, l’uomo è governato cognitivamente anche dal sistema motorio, sebbene poi la cognizione interessi anche altre parti del nostro cervello.

Quindi, che si tratti di afferrare una tazzina o vedere il tuo disgusto mentre mangi qualcosa di cattivo, io riproduco il tuo gesto, senza volerlo e senza poterlo controllare, nel mio sistema motorio. C’è, in definitiva, una sorta di empatia biologica, che ci permette di sentire, embodied, l’atto motorio dell’altro.

Ma questa scoperta neuroscientifica può arricchire o modificare in qualche modo gli studi di psicologici e sociologici sul comportamento? Si potrebbe affermare, con Ramachandran, che questa base biologica sia destinata ad influenzare definitivamente il lavoro di quanti si occupano, a vario titolo, di relazioni interpersonali e socialità?

Il Prof. Rizzolatti al Festival della Mente Sarzana 2016

Il Prof. Rizzolatti al Festival della Mente, Sarzana 2016

Rizzolatti interviene in proposito:

“Non riduco affatto il nostro comportamento al dato biologico. Nasciamo con un meccanismo che fondamentalmente ci predispone a far parte di una società e quindi ad avere empatia verso gli altri. Poi interviene la cultura.”

Insomma, è pur vero che i neuroni specchio sono la base biologica delle relazioni intersoggettive, senza le quali non vi sarebbe né sviluppo cognitivo né legami sociali; tuttavia il ruolo della cultura rimane fondamentale, imprescindibile.

Come osserva Antonio Gnoli, l’empatia è “una pratica perfettamente inscritta nel tessuto cognitivo, che la società può solo esaltare o deprimere”.

Il compito fondamentale della cultura sta nel permetter il passaggio da un’empatia biologica, dovuta alla presenza dei neuroni specchio, a un’empatia cognitiva e sociale, legata, in ultima istanza, a una scelta di valore.

E proprio perché la base biologica è necessaria ma non sufficiente, è l’ora di attrezzarsi sul piano culturale ed educativo per raccogliere lo stimolo prezioso che le neuroscienze ci servono oggi su un piatto d’argento.

Irene Dentini