La parola orizzonte racchiude un doppio significato: sia la meta da raggiungere che un luogo lontano. E da questo concetto che si è aperta la discussione. Dove deve andare il welfare sociale e quali strade deve percorrere per raggiungere gli obiettivi che nascono da questo incontro?


Il 28 settembre a Firenze abbiamo partecipato a Orizzonti di Welfare, un evento di Legacoop presso il palazzo Bastogi della Regione Toscana.
Raffaello Martini ha presentato, all’interno di un’ampia cornice molto orientata verso i servizi sanitari oltre che sociali, BuonAbitare come un modo possibile di affrontare la cooperazione lì dove abitiamo.
L’incontro che ha coinvolto oltre agli addetti ai servizi anche l’assessore al Diritto alla Salute della Regione Toscana, Stefania Saccardi, ha voluto porre l’accento su un nuovo modo di sviluppare l’incontro tra il pubblico e il privato, integrando risorse economiche e umane con l’obiettivo di essere più vicino al cittadino. L’Assessore ha puntualizzato che è necessario costruire una governance pubblica che racchiuda i servizi offerti dal privato per i cittadini, accorciando le distanze con le istituzioni e implementando quelli esistenti.

Sul modello della sharing economy, la presidente dell’area welfare di Legacoop, Eleonora Vanni, ha presentato l’idea di rinnovamento e implementazione delle cooperative già attive, puntando l’attenzione sul produrre valore sociale, partendo dalle persone che lo costruiscono. Ha esteso i concetti al welfare che deve diventare “sharing” per poter rispondere alla società e ai bisogni dei singoli. Anche Legacoop sottolinea l’importanza di un mutualismo integrato, di una solida partnership tra pubblico e privato, proponendo un nuovo punto di vista per rinnovare regole e cooperazione.

“Le persone sono portatrici di risorse rilevanti”

Legacoop in questo contesto, in cui si è parlato molto di servizi sanitari, inclusione lavorativa e spazi abitativi, propone di non trascurare l’individuo con le sue specifiche difficoltà a discapito di servizi rivolti alle masse. Propone progetti di sviluppo di comunità, partecipazione attiva e percorsi di empowerment, per valorizzare le risorse già presenti sul territorio e coinvolgerle in un modello di sviluppo più ampio. I protagonisti di questi percorsi divengono a loro volta garanti dei loro interessi.
In questo contesto anche Paolo Venturi, direttore di AICCON, sottolinea che la “prima risorsa è la relazione con la persona”, e che da questo punto di partenza si può creare un welfare comunitario, che fornisce soluzioni per le persone, collaborativo, che trova nuove risorse, e coesivo, con nuove forme di economia collaborativa. Secondo lui l’obiettivo fondamentale è muoversi attraverso servizi disegnati sulla domanda, partendo dal rinnovamento delle risorse, attraverso la contaminazione esterna ai servizi, e dal change management, per rinnovare le competenze.

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“Le persone, le case, il territorio”

E in questo contesto si inserisce BuonAbitare, partendo dalla valorizzazione delle persone, dei loro bisogni e delle loro risorse nei luoghi in cui abitano. Il progetto vuole avvicinare le persone a fare comunità, promuovere un senso di responsabilità condivisa nei confronti della società in cui viviamo. La multiculturalità delle città, dei quartieri, dei condomini, ci rende società globalizzate, dove si rischia di perdere il senso di appartenenza. In questi contesti la delega alle istituzioni diventa un modo per deresponsabilizzarsi e produce un senso di impotenza. Per interrompere questo circolo vizioso, occorre che tra le persone nasca una rete di comunicazione e supporto e che il potere anche di una singola persona unito alle altre divenga potere della comunità stessa e questo permetta di aprire un dialogo con le istituzioni e promuovere cambiamento e benessere. BuonAbitare è l’indicazione di una rotta, di un passaggio culturale per superare le barriere delle mura di casa e creare comunità, in contesti che in poco tempo sono passati da uno stile di vita “paesano” ad uno “metropolitano”. L’idea di costruire un modello di riferimento per accompagnare le persone nel coltivare comunità nei contesti abitativi, sia pubblici che privati, è il punto di partenza da cui sviluppare la cooperazione e la condivisione di risorse necessarie a costruire una cornice in cui l’integrazione dei servizi non dimentichi l’individuo e le sue peculiarità.

Simona Quartararo