Uno degli obiettivi prioritari di BuonAbitare è promuovere il senso di comunità nei contesti abitativi, in particolare nei condomini, e rafforzare i legami di vicinato.

Il senso di comunità e i legami di vicinato sono necessari per prevenire o affrontare i problemi che spesso si verificano in questi luoghi e che rendono difficile la vita delle persone. Ma permettono anche di valorizzare le risorse che ci sono e di impiegarle per realizzare i cambiamenti che oggi sono indispensabili per  favorire la coesione sociale, la sicurezza urbana e l’inclusione sociale e per sperimentare nuove forme di welfare.

Abbiamo scelto di focalizzarci sui condomìni perché le persone, a causa della prossimità spaziale, hanno molte cose da condividere. Questo fatto, però, anziché essere vissuto come un’opportunità,  spesso è motivo di disagio e  di tensione e le persone fanno fatica a valorizzare la prossimità per affrontare/risolvere meglio i loro problemi.

Intendiamo realizzare percorsi che aiutino le persone che abitano nello stesso condominio o nello stesso cortile a migliorare le loro relazioni, ridurre la conflittualità,  promuovere intese,  responsabilizzarsi collettivamente  e valorizzare le proprie competenze ed energie per migliorare la qualità della vita e la convivenza anche organizzandosi per trovare risposte nuove ai problemi.

Riteniamo che rafforzare legami di vicinato e promuovere il  senso di comunità fra i condomini possa rispondere anche agli interessi degli amministratori di condominio, perché se il clima è migliore e c’è collaborazione fra i condomini l’amministratore può lavorare meglio e con maggiore soddisfazione.

L’amministratore condominiale amministra le parti comuni del condominio. Su queste talvolta si scatenano tensioni e anche conflitti che andrebbero gestiti. Ma avere parti comuni da condividere è anche la base per promuovere il senso di comunità e questo potrebbe essere valorizzato maggiormente. Inoltre, l’amministratore di condominio può aprire la porta a nuove iniziative e permettere ad altre figure, ad esempio operatori psicosociali, di entrare nel condominio.

Ci sono però alcuni problemi.

Nell’insieme indifferenziato degli amministratori condominiali, tutti vengono considerati nello stesso modo. Non è possibile distinguere chi fa un lavoro orientato alle persone e chi no, e alla fine gli amministratori sono considerati “tutti uguali” e  si perde il contributo di coloro che sono più disponibili e più attenti alla dimensione sociale dell’abitare.

Questa situazione è anche un problema per molti AC che vorrebbero dare visibilità alla loro diversità, è un problema per i loro clienti che non sanno su quali competenze possono effettivamente contare e anche per gli enti che non possono identificare quagli operatori su cui potrebbero fare affidamento. Il presente progetto si basa sulla convinzione che gli amministratori condominiali siano una risorsa preziosa e al tempo stesso poco valorizzata dalle istituzioni, dai  media e dalla opinione pubblica anche rispetto ai problemi sociali.  Ipotizza che alcuni problemi che si verificano in ambito familiare e relazionale a livello di vicinato potrebbero essere prevenuti o gestiti in modo più efficace se  si potesse contare sul coinvolgimento attivo e responsabile degli amministratori condominiali.

Il punto è come rintracciare, nell’universo degli amministratori condominiali, coloro che fanno un lavoro con un orientamento sociale, spinti  anche da una motivazione personale e civica e non solo da un interesse economico, per poterli poi coinvolgere e mettere in rete con altri operatori e altri servizi.  Occorre quindi dare visibilità a quegli amministratori condominiali che fanno il loro lavoro con un chiaro orientamento sociale, si occupano in modo attivo anche delle persone ed hanno un’attenzione particolare alla dimensione della convivenza e alla promozione della comunità fra i condomini.

Elvio Raffaello Martini