Descrizione Progetto

Conoscere e far conoscere le esperienze abitative extra-ordinarie  è un mezzo per aiutare le persone a pensare ai diversi modi di rispondere al bisogno abitativo. Infatti, si può abitare in tanti modi. È la cultura a determinare come le persone e i popoli, nel corso dei tempi e nei diversi luoghi, hanno risposto e rispondono al bisogno abitativo. I diversi modi di abitare, a loro volta, contribuiscono e creare le culture, perché “forgiano le abitudini” e influiscono anche su molti altri aspetti della vita individuale e collettiva. 

Si potrebbe pertanto affermare che non esiste un abitare ordinario e uno extra-ordinario. Ma per il nostro scopo serve un criterio operativo per distinguere i diversi modi di abitare e, quindi, per orientarci ed analizzare le diverse esperienze. 

Pertanto, definiamo abitare ordinario il modo prevalente oggi nel nostro paese di rispondere al bisogno abitativo: una famiglia (spesso nucleare o anche unipersonale) una casa (o un appartamento)  di proprietà o in affitto, indipendentemente dalle caratteristiche, dalle dimensioni, dalla ubicazione e dal valore economico.  

Di conseguenza, per soluzioni abitative extra-ordinarie intendiamo quelle che esulano da questo principio “una famiglia/una casa”, perché riuniscono, in forme diverse, sotto lo stesso tetto, più famiglie o più persone che non fanno parte della stessa famiglia o perché si propongono di promuovere comunità, mutualità e  collaborazione fra gli abitanti di uno stesso caseggiato/vicinato. Queste forme prendono nomi diversi:  coabitazione, abitare condiviso, abitare collaborativo, cohousing, co-living, ecc.

Rientrano nelle soluzioni extra-ordinarie  sia le nuove forme di abitare che partono dal protagonismo degli abitanti, sia le risposte adottate per far fronte al forte disagio abitativo espresso da fasce di popolazione fragili o a rischio di esclusione sociale. Includiamo  nella nostra definizione anche le esperienze abitative che si collocano ai margini o che, secondo le norme vigenti,  possono essere viste anche come “illegali” e le residenze collettive per diverse tipologie di persone che non sono in grado di condurre una vita indipendente. 

Nell’ambito delle soluzioni extra-ordinarie troviamo quindi due tipologie di risposte abitative: una assistenziale (risposta al disagio abitativo) di fasce deboli e una moderna, in risposta ai nuovi bisogni di  abitare innovativo, espressa da un numero crescente di persone attente alla qualità della vita e che vedono nella relazionalità uno degli aspetti da coltivare per il proprio benessere. (Bronzini 2014).

Molte persone, infatti, sono alla ricerca di alternative al vivere in “palazzoni anonimi di cemento, schiavizzati da un mutuo o da un affitto che spesso non ci possiamo permettere” (Staid, 2017). O sono stanche di vivere in appartamenti che sono diventati una sorta di bunker, senza rapporti o con rapporti problematici con i propri vicini.  

CONOSCERE LE ESPERIENZE ABITATIVE EXTRA-ORDINARIE DEL TERRITORIO

Obiettivi specifici dell’indagine

  • Mappare le esperienze extra-ordinarie di abitare (per la vita  indipendente, per la vita assistita e per la vita dipendentepresenti nel territorio definito, identificando i bisogni ai quali rispondono ed evidenziando le caratteristiche che hanno. 

  • Rilevare come queste esperienze sono percepite nei contesti abitativi in cui sono realizzate.

  • Rilevare se e quanto sono conosciute e apprezzate queste esperienze dai servizi sociali dei comuni e altri attori che operano nel campo della marginalità o agiscono nel campo dell’abitare: associazioni di proprietari, amministratori di condominio, enti del terzo settore, agenzie immobiliari.

Per maggiori informazioni: 

Daniel Martini – [email protected]